Amina Narimi
- 05/11/2012 22:34:00
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Grazie Loredana,grazie Cristiana un caro saluto Grazie Luc dellintimità del pensiero e del dono,non sai quanta pasta madre ci sia in quelle polpette infinite...
Grazie Massimo,bentrovato, davvero non mè riuscito dire con le parole di quel "suono inconosciuto",solo i passetti corti di mio padre lo scandivano,esigenti e lievi,per la prima volta uniti e divisi da un UnicodoloreUnico
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Luc Laudja
- 03/11/2012 13:46:00
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Non so. Un "dialogo" troppo intimo. Tra due solitudini urlanti in differenti silenzi. Una inespressa richiesta daiuto tra anime fragili. Una preghiera non violabile da parole terze. Per cui mi astengo. ... Mi bussano però alla mente versi altrui, alti, nobili, drammaticamente poetici. Mi permmetto di farne dono. ... ... Tua madre, che non era una letterata, e passò due terzi della vita in cucina, ad ammannire per i suoi cari cibi non molto variati, ma dai quali emanava, come da un uguale centro affettivo, un uguale irradiante calore (l’inconfondibile impronta di un modo di esistere e, quindi, di uno stile) ripiegò – per così dire – sulle polpette, quando, partita te per un diverso destino, la casa rimase quella di due poveri vecchi, che cercavano di celarsi a vicenda il desiderio egoistico di essere il primo a morire, per non dover rimanere solo sulla terra.
(da Le polpette al pomodoro, Umberto Saba).
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